Sono trascorsi 300 anni dalla “scoperta” europea, ad opera del navigatore olandese Jacob Roggeveen, dell’Isola di Pasqua, uno dei luoghi più ricchi di fascino e mistero del nostro pianeta. I nativi di quest’isola la chiamano Rapa Nui, che vuol dire “grande roccia”, ma è da tutti conosciuta come Isola di Pasqua.
Correva il giorno 5 aprile 1722 e si celebrava la Pasqua quando Roggeveen divenne il primo europeo a sbarcare su Rapa Nui. Tale scoperta rappresentò una svolta importante in quanto si era in epoca coloniale ed il possesso dell’isola venne ritenuto strategico. Da quel momento,  l’isola divenne un sito potenzialmente interessante. Spagnoli, Inglesi e Francesi organizzarono non poche spedizioni alla scoperta dell’isola con conseguenze spesso drammatiche.  Rapa Nui si trova nell’Oceano Pacifico, a circa 3600 km a ovest rispetto alle coste del Cile, a cui appartiene dal 1888. Oggi l’isola è abitata da circa 3500 persone, quasi tutte autoctone; la popolazione nativa parla il rapanui, che è la lingua ufficiale, a cui segue la lingua spagnola. L’isola di Pasqua si collega subito ad una parola: Moai. I Moai sono figure umane scolpite nella roccia vulcanica, opere uniche dell’isola di Pasqua. Secondo i più recenti studi,  il popolo Rapa Nui scolpì queste statue tra gli anni 1250 e 1500. In questo breve lasso di tempo, la civiltà Rapa Nui scolpì circa 900 enormi statue che in gran parte ancora oggi sono disperse su questa piccola isola. Perchè e come lo abbiano fatto è tutt’ora un mistero. Unica certezza è che i Moai rappresentavano gli antenati e che dovevano essere da protezione ai villaggi e ai loro abitanti.

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