Nel leggere i versi di Dante, sono state evidenziate una serie di espressioni e di neologismi presenti nella Divina Commedia entrati a far parte del nostro vocabolario proprio in virtù dell’uso che ne ha fatto il poeta. Con le parole Io era tra color che son sospesi, verso 52 del canto II dell’Inferno, Virgilio definisce sé stesso e le anime del Limbo sospese tra il desiderio e l’impossibilità di vedere Dio; l’espressione è tuttora utilizzata per dichiarare lo stato d’animo di chi si trova a vivere una situazione di particolare gravità in condizione di impotente incertezza. Usata quasi sempre con accento ironico o scherzoso, o con amarezza, la locuzione Lasciate ogni speranza, voi che entrate riprende il minaccioso avvertimento posto sulla porta dell’Inferno per annunciare l’entrata in un qualche luogo o in una qualche situazione in cui potrebbero celarsi imprevisti e pericoli. Il verso 103 del canto V dell’Inferno, Amor, ch’a nullo amato amar perdona, è uno dei più celebri del poema, diffuso per affermare la forza e la reciprocità del sentimento amoroso, infatti il verso significa proprio questo: che Amore non perdona, nel senso che non risparmia, a nessuno che sia amato e che quindi abbia ricevuto amore, di amare a sua volta. La formula popolare e proverbiale Ne la chiesa coi santi, e in taverna coi ghiottoni esprime con spirito realistico ma anche con tono di fastidio, la necessità di adattarsi alla compagnia del luogo in cui ci si trova. Nella parlata corrente l’espressione L’opere mie non furon leonine, ma di volpe intende dichiarare un comportamento ispirato ad astuzia contrapposto a un atteggiamento di coraggio e responsabilità.
A ogni ragazzo è stata assegnate una frase, da memorizzare, spiegare ai compagni, contestualizzare nell’opera di Dante e nell’uso contemporaneo. Le singole frasi sono state trascritte in bella grafia su dei supporti e hanno potuto illuminare un tratto delle nostre vie trasformandosi in meravigliose “Lampadante”, utili per uscire da periodi bui, così come è accaduto al nostro amico Dante.